Palazzo Guazzoni Zaccaria:
1. La voce del vento, 2024, arazzo jacquard tintofilo, cm 140 x 140.
2. Requiem, 2024, stampa Kornit su tessuto, cm 140 x 200.
3. Le cronache della materia, 2024. arazzo jacquard tintofilo, cm 140 x 140.
4. Eco dal futuro, 2024, arazzo jacquard tintofilo, cm 140 x 140.
“La tentazione di divenire mostro, a non avere paura, a voler bene al mostro che è in noi, che noi siamo. Figura ribelle, che conosce profondamente amore e dolore che derivano dall’essere fragile, corporeità decentrata rispetto alla cultura egemone”. Si tratta di un estratto da Le promesse dei mostri, di Donna Haraway. È per me una fonte di ispirazione. La dicotomia gerarchizzante umano/animale non è un fatto di “natura”, un’operazione neutra e descrittiva; ma una decisione performativa, normativa e normalizzante, un tentativo di decostruire la categoria di “specie”.
Affrontato la tematica nell’opera Requiem, e anche nel video Behind the curtain #2, quasi a sottintendere un’estinzione di valori binari a favore di nuove creature mutanti, con una visione del mondo sdoganata dagli assolutismi. La mia ricerca, nello specifico del video, prodotto a quattro mani con mio fratello Dario, che ne ha curato musiche e montaggio, è stata quella di smantellare le credenze popolari, che spesso affondano in storie tramandate nel tempo, di stampo anche religioso. Storie che rappresentano la struttura della formazione collettiva, ma che hanno generato squilibri a favore di una società patriarcale.
Negli altri due lavori, pur conservando una sensibilità di contemplazione naturalistica, la tematica prende una piega più paesaggistica, del tutto inedita per me. Pur percependone l’aspetto distopico, l’ immagine si indirizza verso una visionarietà che provo a superare attraverso la fantasia, l’ansia per le catastrofi. In La voce del vento, una forza atmosferica distrugge boschi con fattezze antropomorfe, quasi a suggerire che una natura, anche se addomesticata dall’ uomo, rischia la distruzione.
In Eco dal futuro, siamo di fronte a un ossimoro visivo, il fuoco degli incendi e l’acqua degli oceani convivono in un’improbabile danza apocalittica.
A livello formale questo gruppo di opere è composto da tre arazzi, tessuti con il supporto produttivo di Clerici Tessuti, storica azienda tessile che ha prodotto tre arazzi jacquard con sviluppo tessile sperimentale.
Sempre con la stessa azienda, ho avuto modo di confrontarmi con un’ altro suo aspetto produttivo, ovvero la stampa dei tessuti, creando con la tecnica Kornit l’opera Requiem.
Il progetto è stato proposto con il supporto di Rossella Farinotti nel tentativo di creare una connessione con le aziende del territorio.
Roberto Amoroso