Andreia Santana

Andreia Santana (Lisbona, 1991) è un’artista visiva che vive e lavora tra Lisbona e New York. Studia a Lisbona e si specializza presso l’Hunter College di New York. Nel corso degli anni sviluppa mostre in luoghi privati come UNA galleria di Piacenza, che la rappresenta in Italia, e Boavista Gallery di Lisbona, o pubblici come il Serralves Museum of Contemporary Art a Porto. Nel 2016 vince il Novo Banco Revelação Prize. Ora è a New York per la residenza 2023 NYC – Based Artists. La ricerca artistica di Andreia Santana si fonda sulla pratica della scultura, attraverso l’uso di materiali come il vetro, il metallo e l’acciaio. L’artista osserva e si appropria di specifiche tecniche archeologiche al fine di analizzare la pratica culturale contemporanea, diventandone parte attiva. In questa narrazione, vengono indagate questioni che si trovano al di là della storia come la pratica del lavoro e il regime del potere fondanti la cultura dell’essere umano. 

All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Andreia Santana presenta il corpus di opere “Agnosia (Ancient rest)” e la serie “Vessel” presso Palazzo Guazzoni Zaccaria.

Andreia Santana, Agnosia (Acient rest) #2, 2018, acciaio dipinto, 46 x 92 x 42 cm

Negli ultimi anni, Andreia Santana si è occupata ampiamente di scoprire le operazioni museografiche e archeologiche che portano all’esibizione di artefatti decontestualizzati rispetto alla sede originaria, che disgregano il significato dell’oggetto e disumanizzano l’anonimo autore che l’ha prodotto. Mettendo in discussione le storie di alienazione e agentività nel lavoro archeologico, l’artista cerca di comprendere i modi in cui il tempo funziona come una forma di investimento della civiltà e come il suo valore si sia modificato nel corso dei secoli, partendo da un ritmo scandito naturalmente per arrivare all’attuale prigionia temporale in cui si ritrova l’umanità. L’interesse di Santana per il ritmo temporale come téchne, ovvero prodotto dell’attività dell’uomo, propone una visione del lavoro archeologico come estensione delle capacità umane piuttosto che come condizione planetaria. Questo corpus di sculture in acciaio e rame estende la sua ricerca alla comprensione di condizioni di lavoro complesse che collegano il lavoro vincolato dei migranti negli scavi archeologici alla formazione di mercati paralleli per manufatti. Santana è interessata anche alla pratica del “baksheesh”, una ricompensa monetaria che incentiva i lavoratori ad accelerare il recupero di oggetti intatti da un sito archeologico, evidenziando come questa serie di lavori nasca da un impegno critico nei confronti di un certo “moralismo contrattuale”, che sfoca rapidamente ogni chiara separazione tra corruzione e sopravvivenza economica.

Andreia Santana, Vessel #3, 2020, rame, 122 x 83 cm