Valdrin Thaqi (Skënderaj, 1994) è un artista visivo che vive e lavoro tra Berlino e Pristina. Studia presso l’Accademia di Belle Arti a Pristina, nel corso degli anni realizza varie mostre presso gallerie d’arte come LambdaLambdaLambda a Pristina e Green Hill Gallery a Berlino. Nel 2022 partecipa alla 14a edizione di Manifesta, tenutasi a Pristina. In Italia lavora con la galleria eastcontemporary. La sua ricerca artistica si fonda sulla pratica pittorica, partendo da elementi personali, come la vita in Kosovo, per abbracciare esperienze collettive. L’analisi della realtà sociale e dell’esistenza, spesso analizzate da un punto di vista filosofico, ben si amalgamano con gli individui rappresentati, sfumati e apparentemente senza volto, facenti parte di un discorso collettivo ormai perduto. La nostalgia e il desiderio sono sensazioni che l’artista comprende e alimenta, cercando di porle in modo critico all’interno della propria opera.
All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Valdrin Thaqi presente una serie di opere presso Palazzo Fodri – PQV Fine Art.
Nella propria ricerca artistica, Valdrin Thaqi è molto vicino a una tendenza pittorica che fa riecheggiare alcune caratteristiche della pittura occidentale della prima metà del XX secolo. Particolarmente attuale è la sua poetica che riprende la lezione delle esperienze legate al Realismo Magico. La sua è una pittura narrativa che trascende la percezione della realtà, rompendo l’ordine logico-temporale e mostrando l’esperienza umana nelle sue caratteristiche esistenziali. Valdrin Thaqi dipinge corpi, simboli, scene e animali in un’atmosfera di attesa, in una cupa fissità, in una quotidianità irreale. I suoi soggetti sono spesso ritratti vicino all’acqua, parte fondamentale della sua narrazione che richiama anche l’essenza stessa di questo elemento, che ha dato alla vita la possibilità di generarsi. L’artista porta alla luce una serie di simbologie che dialogano, che generano una narrazione sotterranea e silenziosa, che invitano lo spettatore a vedere oltre ciò che è rappresentato e che introducono nel dipinto significati che trascendono l’immagine stessa. Proprio per questo l’artista sembra minare una lettura diretta e univoca dei suoi dipinti, dispiegando in essi significati contrastanti. Adottando questa strategia, è come se cercasse di rendere universali queste immagini, lasciandole aperte a molteplici interpretazioni. L’asse portante della sua poetica sembra essere una ricerca orientata alla natura incerta della psiche umana, caratterizzata da contraddizioni estreme, paure e fragilità. Un’espressione per immagini delle profondità e dell’oscurità dell’animo umano, fatto di emozioni e impulsi. Nella visione dell’artista tutto appare apparentemente calmo e tranquillo. I paesaggi sono limpidi, ripresi al crepuscolo o all’alba, in attesa di un cambiamento. È questa sottile dimensione di sospensione che rende questi dipinti affascinanti, suscitando nello spettatore profondi interrogativi e ricordandoci le parole del critico Franz Roh, che usava il termine “magia” per indicare il “mistero che non si inserisce nel mondo rappresentato, ma si nasconde dietro di esso”.