Nicole Colombo (Monza, 1991) studia all’Accademia di Belle Arti di Milano. Due mostre importanti, tra le sue personali, sono “Shifting Balance”, esposta alla OneRoom Gallery di Londra, e “SAM”, esposta alla BitCorp for Art di Milano. Le mostre collettive, nazionali e internazionali, in cui ha esposto, si sono tenute presso Boscolo Collection Art Programme di Lione, Tube Culture Hall di Milano, Regatta di Düsseldorf e Drina Gallery di Belgrado. L’equilibrio dei contrari è il cardine della sua ricerca. Ogni suo pezzo si concentra sulla relazione che l’opera innesca tra il background emotivo, immaginativo e culturale del fruitore e quello dell’artista stessa. Una costante è la ricerca di narrazioni differenti, col tentativo di arrivare ad un pubblico più ampio e diversificato. Comunica il suo messaggio attraverso la creazione di avatar, personaggi immaginari e oggetti che vengono rimossi dai loro contesti e abitano uno spazio, liberando un nuovo modello narrativo. Combina elementi aggressivi e repulsivi, invitando lo spettatore a esplorare i sentimenti più profondi. I materiali utilizzati sono quelli naturali, come legno, ferro e argilla, combinati con materiali sintetici come resina e plexiglass, creando opere che esaltino il potenziale erotico dei materiali, permettendo al fascino industriale di enfatizzare la qualità artigianale della lavorazione a mano.
All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Nicole Colombo presenta The Burned (Entropic Dance) e Lilith presso il Museo Diocesano.
La prima opera, The Burned (Entropic Dance), rappresenta la sublimazione di un momento, di un incontro tra diversi personaggi; la restituzione dell’opera si concentra sull’idea di scambio reciproco, di tentativo di trovare un equilibrio, in un continuo scambio di fragilità reciproche. La frusta, realizzata a mano in ecopelle intrecciata, simboleggia il dualismo presente nell’essere umano. Le mani in plexiglass, altro elemento ricorrente, sostengono i personaggi in una danza in cui si presentano l’uno all’altro e agli spettatori. Nella zona di confine tra disagio e comfort, tra dinamiche di potere e potere della fragilità, tra amore e lussuria, dolore e vulnerabilità, libido e repulsione, corpo e narrazione, l’artista apre spazi di libertà e resistenza.
La seconda opera, Lilith, rappresenta una figura ricca di storia letteraria, portatrice del simbolo della libertà femminile, spesso riconosciuta come demone femminile legato ai fenomeni naturali. Progettata e realizzata dall’artista interamente in fibra di carbonio senza l’utilizzo di un’anima interna, Lilith è una ciocca di capelli che si alza da terra, si dipana avvolgendosi su sé stessa e si libra veloce ed elegante nello spazio. Spesso presenti nelle opere dell’artista, i capelli rappresentano per Nicole soggetti carichi di suggestioni che, a seconda del contesto, sono in grado di incarnare un dualismo che caratterizza la sua ricerca a cavallo tra l’erotico e il perturbante, l’elegante e il repulsivo. L’opera è stata realizzata in collaborazione con Nord Resine nell’ambito del progetto di residenza Ultravioletto.