Ettore Favini

Ettore Favini (Cremona, 1974) si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Milano. Oggi insegna Arti Visive presso la NABA di Milano e Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bergamo dove è un solido punto di riferimento per le nuove generazioni di artisti. Ha realizzato installazioni su facciate di palazzi storici, ad esempio in occasione di Parma Capitale della Cultura 2020, o alla Biennale di Tirana nel 2017. Le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni italiane e internazionali, come MAN di Nuoro, Villa Medici a Roma, Domaine de Chamarande di Parigi, Fondazione ICA a Milano. Nel 2016 pubblica “Arrivederci” con Humboldt Books, che racchiude esperienze e narrazioni fondamentali per la sua ricerca artistica legata ai temi sociali, naturali, storici e territoriali. La sua poetica si caratterizza per la tensione narrativa, racconta storie popolate da genti provenienti da culture diverse. Ascolta storie e narrazioni minori per nutrire opere che raccontino la relazione tra le persone e il loro ambiente, perno della sua ricerca. Sfrutta la memoria individuale per riflessioni generali. Centrale appare anche la questione identitaria, sondata da progetti d’arte partecipata. Le sue opere tendono ad essere specifiche al luogo dal quale originano, ne fa degli organismi vivi e il fruitore diventa parte attiva dell’opera. Da sempre è interessato ad occupare lo spazio pubblico e dialogare con la coscienza collettiva.

All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Ettore Favini presenta Fragili Rive presso il Palazzo del Comune.

Ettore Favini, Fragili Rive, 2022, cotone e lino, 600 x 300 cm – Ph. Andrea Rossetti

Guido Piovene tra il 1953 e il 1956 intraprende un “Viaggio in Italia” per descrivere il nostro Paese a pochi anni di distanza dalla Grande Guerra, arriverà in una Cremona di ghiaccio, di freddo e di nebbia in cui la punta del Torrazzo si perde nella bruma. La città è descritta dall’autore come una grande azienda modello, un’azienda agricola distribuita sulla “pianura tutta piatta, percorsa da fiumi, irrigata, copiosa d’erbe, di frumento, di latte, bellissima a propria insaputa, abitata a propria insaputa da una profonda civiltà”. Potremmo continuare a citare autori che nei secoli hanno parlato della città e del suo rapporto di amore/odio con il fiume: fonte inesauribile di ispirazione per racconti e leggende, é proprio dal fiume che anche l’artista parte per realizzare la sua opera. L’opera è la rappresentazione del Grande fiume, come un sistema venoso che si diffonde in tutto il territorio per portare l’acqua necessaria, un organismo vitale che oggi è malato. L’artista parte dall’osservazione della sofferenza del Po, lampante in questi mesi, ma che già da qualche anno mostra numerosi problemi. Il fiume, caro all’artista, che spesso diventa protagonista nelle sue opere in “Fragili Rive”, si mostra come un grande tendaggio che accoglierà gli ospiti di Palazzo Comunale, il fiume rappresentato in un leggero fustagno blu applicato su un fondo in lino verde che mima campi primaverili, l’opera è un monito a mantenere e salvaguardare il territorio per evitare che il grande Fiume non diventi solo un ricordo.

All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Ettore Favini presenta Il Fiume che piange presso Area Frazzi.

Ettore Favini, Il fiume che piange, 2023, n. 4 arazzi, tecnica mista su cotone, 185 x 250 cm cadauno e n. 6 stampe digitali, 180 x 100 cm cadauna – Ph. Andrea Rossetti

L’opera è un’installazione composta da vari elementi, che uniti costruiscono all’interno del tunnel un ambiente immersivo, un percorso. L’acqua è protagonista dell’opera, elemento spesso presente nelle opere dell’artista. Essa è declinata sia negli arazzi a soffitto, che nella video-installazione. Inoltre, la luce interna dell’ex forno Hoffman è stata alterata con delle stampe che coprono le porte, creando così una sorta di illusione dove lo spettatore viene direttamente coinvolto e si sente anch’esso parte dell’opera. Lacrime, acqua e nuvole, speranza e preoccupazione, alla base del lavoro dell’artista è presente l’urgenza di raccontare il cambiamento climatico, ormai drammaticamente evidente. Il fiume che lambisce la città regala e toglie.