Alessandro Agudio

Alessandro Agudio (Milano, 1982) è cresciuto in Brianza. Oggi vive a Berlino. Ha esposto al Centre d’art Neuchâtel, la XVI Quadriennale – Palazzo delle Esposizioni di Roma, American Medium e Grand Century di New York, 1m3 di Losanna, La Triennale di Milano, GAM di Milano e Casa Masaccio di San Giovanni Valdarno. Le sue opere si dividono tra sculture e installazioni che indagano il concetto di lifestyle e le forme in cui questo si attualizza. Spesso attinge al patrimonio del design, usato come dispositivo per commentare l’ethos della classe media italiana. I suoi oggetti mirano a rimanere ancorati alla provincia settentrionale della città milanese, la Brianza, nota, appunto, per le fabbriche che producono mobili per la persona media. Questo è un luogo chiave per la sua ricerca che analizza abitudini e paesaggi della provincia. Agudio crea manufatti assimilabili all’ambiente domestico, ma progettati per sovvertirne la percezione. Per lui, gli oggetti d’arte sono merci e devono rimanere frivoli, ovvero amaramente belli. Privilegia i materiali per la loro consistenza e per l’immaterialità unita alla predisposizione a condensare valori socioculturali. 

All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Alessandro Agudio presenta le sue opere: Hey Hay Bale!, Hey Bale! Hey Hay! presso il Palazzo del Comune.

Alessandro Agudio, Hey Hay Bale!, Hey Bale! e Hey Hay!, 2020, dischi in truciolato riciclato, acciaio inox, 90 x 90 x 90 cm ciascuno – Ph. Andrea Rossetti

“Situato al terzo piano, l’appartamento della mia famiglia aveva due ampi balconi; e ai balconi si accedeva attraverso ampie porte-finestre. Attraverso i balconi e le porte-finestre, il paesaggio domestico e quello circostante diventavano contigui. Le balle di fieno che popolavano i campi intorno al condominio, da quella altezza apparivano come solidi platonici di un quadro metafisico. Questo paesaggio è stato lo scenario in cui sono cresciuto, una campagna ai limiti della città in cui dove finiscono i campi di grano sorgono le industrie e si imboccano le tangenziali. Hey Hay Bale! è una forma costruita tramite l’assemblaggio di dischi in legno truciolare, il quale viene prodotto (attraverso processi meccanici e chimici) grazie ai residui, i trucioli, ottenuti dalla lavorazione del legno e reimpiegato principalmente nella fabbricazione di mobili per l’arredamento di interni. La resa della balla di fieno attraverso questo materiale, è pari alla reificazione delle atmosfere che ho vissuto, del residuo di vita o del surplus di vita che si insegue nei luoghi ai limiti della città.”

All’interno di Cremona Contemporanea – Art Week, Alessandro Agudio presenta la sua opera “Ciao Umberto, ho riguardato le foto della moto. Al momento sembra troppo finita, fermerei qui l’assemblaggio. Lasciala senza catena e cambiamo il pignone, montiamo i fari originali.” presso Triangolo Art Gallery.

Alessandro Agudio, “Ciao Umberto, ho riguardato le foto della moto. Al momento sembra troppo finita, fermerei qui l’assemblaggio. Lasciala senza catena e cambiamo il pignone, montiamo i fari originali”, 2021-2023, componenti del prototipo Borile Multiuso, fusione del faro in alluminio e materiali vari, 198 x 80 x 104 cm con Andrea Bocca, Boiserie europea verde e rossa, 2023, gouache su MDF fresato, jesmonite, 120 x 200 x 4 cm – Ph. Andrea Rossetti

“La prima fase è stata immaginarmi di guidare una moto di Umberto Borile. Ho voluto ritrovare il movente e rendere, nella modalità più veritiera possibile, il processo che mi ha successivamente portato a decidere di esporre una moto incompleta e non funzionante e che, a dire il vero, non potrà mai funzionare. La seconda fase è stata avvicinarmi al suo lavoro e conoscere da più vicino le sue creazioni come la MdV 300 – in dialetto veneto significa Motorea da Vecioti (leggi “moto per vecchietti”) o la Multiuso, una motocicletta che aveva costruito inizialmente per se stesso, per andare a funghi. Avevo chiesto a Borile se poteva costruirmi una moto per le scampagnate durante i periodi di soggiorno nella casa dei miei genitori, ma il mio budget non rendeva fattibile l’intera operazione. Proposi quindi di avviare il processo di realizzazione, nella modalità e con i limiti che le condizioni ponevano. Il titolo è parte dello scambio di messaggi tra me e Umberto durante la fase di assemblaggio dei pezzi disponibili in officina. La moto ha poi subito altre piccole modifiche e restauri e il faro è stato recentemente fuso in alluminio, con l’idea di astrarre e di elevare a quasi-monumento quello che definirei, citando una frase di Salvatore Scarpitta: “un collage mezzo sentimentale”.